La nascita di Agrincontri a noi piace pensarla così, come l’inizio di una storia, con tutti gli ingredienti fantastici e misteriosi che una storia ha.
Il protagonista di questo racconto possiede il suo velo di mistero, una vita divisa tra il “rigido” mondo della finanza razionale e la “fantasiosa” voglia di giocare, tra conti bancari e caccia con l’arco, ufficio e bosco, uomini d’affari e contadini insomma un “tipo complesso ” un Personaggio, che nella nostra storia riconosceremo con un nome di fantasia: Gibbì.
Ebbene, Gibbì vaga, fin dalla gioventù tra sogni da realizzare, progetti pazzi e geniali: la ricerca della sua strada. Ma il bello (o brutto?) di Gibbì è che i suoi sogni nel cassetto sono ambientati sempre e comunque in CAMPAGNA.
E la prima iniziativa “rupestrimprenditoriale” di Gibbì, nel lontano 1970 non poteva essere che l’allevamento di lepri a scopo riproduttivo con previsioni di guadagno da capogiro, chissà forse proprio per l’ esponenziale riproduttività di questi animaletti. E qualcuno si lascia affascinare da tale progetto (probabilmente dai soldi presunti, non dalle lepri) e nasce una società che chiameremo “Il Futuro nella Lepre”. Passa il tempo, neanche molto e lepri tante per sommo gaudio e divertimento di Gibbì, ma soldi… La prima esperienza sfuma così con due messaggi per Gibbì: la campagna non dà molti soldi ma può portare gioco e vita sana, le società imprenditoriali…: meglio da soli!
E allora il nostro “eroe” cerca, viaggia, osserva, cerca ancora, e chiede ad amici e conoscenti, insomma vuole il suo luogo, il posto che ti chiama, il luogo unico che i più fortunati a volte incontrano, ma che spesso cercano invano.
Finchè…finchè un giorno Gibbì risale l’antica strada Todi Orvieto, strada percorsa nei secoli da Papi e guerrieri, soldati invasori, banditi e mendicanti, mercanti e pellegrini. Alla fine di una curva, sulla sommità di un colle, si apre una vallata e là, ode gli echi di chi lo ha preceduto, di chi prima di lui ha osservato questo panorama con sete di pace o di conquista.
Il colle con le rovine medievali testimone di guerra e sangue per la solita stupida voglia di conquista di un metro di terreno. La torre militare di avvistamento e difesa a cui nei secoli si è abbracciata la casa padronale. La chiesetta di S. Maria della neve eretta in occasione di un evento misterioso e per quella epoca ( 1400 d.c. )inquietante : la neve in Agosto! Quanto deve essere sembrato strano per la superstiziosa gente antica quell’evento se hanno deciso di erigere una chiesa nel bosco. E la casa dei contadini sulla collina, robusta ed essenziale, in pietra, a difendere dal freddo e dalla notte i suoi abitanti… E il panorama
Ci piace allora immaginare Gibbì che dopo tanto cercare, quando ormai, chissà, si stava rassegnando a non trovare più il luogo desiderato, alla vista di tutto ciò si siede all’ombra di una quercia, beve le immagini trasmesse dai suoi occhi ascolta quel silenzio rotto solo dalla fauna del bosco, respira assapora l’odore dell’erba, degli alberi, dei fiori , sa di essere arrivato e…si appisola.
Dorme Gibbì, dorme e sogna. Sogna di riuscire ad acquistare (conquistare?) questa terra che lo ha così intrigato, di utilizzarla per allevare animali liberi e selvaggi che si abbeverano nei laghetti, mangiano questa verde erba. E uscire di notte con armi ataviche e leali: un arco e una faretra, un coltello.
E sogna ancora, di condividere con altri questa esperienza, di mostrare giacchè non è possibile raccontare, la vista, l’udito, l’olfatto.
E sogna di incontrare un rude(?) buttero Maremmano e con questo compagno di viaggio coltivare, allevare, dare di nuovo vita a questo angolo antico e incontaminato dell’ Umbria, organizzare raduni di butteri, correre dietro ai cavalli selvaggi…
E ancora sogna, sogna…… che un giorno una tribù di Sioux verrà ad Agrincontri (nel sogno così ha battezzato questo luogo), e caccerà con loro, vivrà le loro cerimonie, costruiranno insieme un villaggio nel bosco e quando il lavoro sarà finito siederanno in cerchio davanti al fuoco ad ascoltare le grandi verità, a parlare con la grande Madre Terra…
E ci sarà il cantastorie che davanti al camino racconterà alla maniera dei vecchi menestrelli le storie della gente del passato… e forse si riuscirà ad esorcizzare quella infernale scatola nera che chiamano tivù.
Sogna di costruirsi le frecce dalla pietra, di essere circondato da cervi, daini, mufloni, cinghiali. E che tanti verranno a vivere con lui questo sogno. Sogna anni di vita, di problemi, di gioie, di costruzione e di difficoltà di persone che passano, che tornano, la crescita di Agrincontri. Quanto sogna quel giorno Gibbì!
E poi… si sveglia. Si guarda intorno, qualcosa sembra cambiato, non molto in verità. La solita quercia, la stessa quiete, il solito immutato paesaggio. Le stagioni che passano.
Ma a guardare meglio qualcosa di diverso si può vedere. La mano dell’uomo, ma qui leggera, delicata. I recinti di protezione ai cervi e ai daini che pascolano, box per cavalli, la piscina, un campo per giocare, qualche auto. Voci di bimbo, risate e chiacchiere, il solito Briscola con un nuovo grosso amico (?). Si qualcosa è cambiato: il tempo che scorre.
E Gibbì capisce, e questo un po’ lo rattrista ma in fondo sa che è l’ironia della vita, si stiracchia, si sveglia, sorride e si dà dello sciocco perché capisce che non era un sogno o se lo era lo stava vivendo in modo molto molto reale.
Poi una voce, un po’ spiacevole e rozza, ma rassicurante, Gibbì si scuote, esce dai suoi pensieri, ascolta con attenzione cosa grida questo? Sorride a mezza bocca quando, dall’ombra della sua quercia, a cento metri da casa ode “l’oste” che starnazza: A TAVOLAAAAAAAA.